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Diario politico. Fini: “Pdl, serve cambio di marcia”. Berlusconi: ‘Nessuna prostituta’

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La nota politica quotidiana de il Politico.it. La firma, stasera, è di Carmine Finelli. Dal palco della scuola di formazione politica del suo partito a Gubbio, il presidente della Camera chiede maggiore “democrazia interna” e ribadisce la sua posizione favorevole a voto agli immigrati e biotestamento. Sulla lotta alla mafia: “Accertare la verità sulle stragi”. Al premier: “Attento ai plauditori”. Il capo del Governo torna sulla vicenda delle escort baresi durante una conferenza stampa con Zapatero: “Amiche di Tarantini. Mai pagato per avere rapporti sessuali”. Vi diamo conto anche della lettera di D’Alema al “Corriere” sulla cena elettorale che l’imprenditore pugliese avrebbe offerto per il dirigente Democratico. Infine, il messaggio di Napolitano al Csm chiamato a decidere sulle pratiche di tutela nei confronti del giudice Gandus attaccato da Berlusconi: “Decidere con serenità. L’istituto si giustifica solo per garantire la credibilità dell’istituzione giudiziaria nel comples- so”. Le scelte del plenum. Il racconto.

Nella foto, il presidente della Camera Gianfranco Fini

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di Carmine FINELLI

Giornata al vetriolo quella di oggi. I continui dissapori all’interno del Popolo della Libertà seguitano ad alimentare dichiarazioni, smentiti e chiarimenti. La polemica è all’ordine del giorno a casa nostra, e ormai non se ne riesce proprio a fare a meno. Oggi è toccato al presidente della Camera Gianfranco Fini dire la sua. Per farlo Fini sceglie lo sfondo della scuola di formazione del Pdl a Gubbio. “Sarò diretto – esordisce il presidente della Camera – non giocherò con le parole. Non ho lo scolapasta sulla testa e non credo di essere liquidato come un mattarello, lo dico con simpatia al mio amico Bossi… Non ho tra le mie letture preferite il Capitale, quindi non sono un compagno… E non ho come ambizione recondita o manifesta di andare al Quirinale. Non e’ degno di un grande partito e di un dibattito politico, il quotidiano stillicidio basato su queste tre ipotesi: follia, compagno travestito, vuole prendere il posto del capo dello Stato”. Fini poi plaude “all’equilibrio del capo dello Stato che e’ una delle poche garanzie. E non mi diletto – chiosa Fini – con grembiulini e con compassi”. La terza carica dello Stato non ci sta a vedersi dipingere come la nuova icona della sinistra. “Io mi prendo il lusso di dire le mie idee e continuerò a farlo per una ragione semplicissima: é nella natura di un partito come il nostro discutere. Chi si aspettava il pensiero unico sbagliava”, sottolinea il presidente della Camera. Poi la scossa al partito. L’ex leader di An ribadisce il suo no a un partito-caserma e sottolinea la necessità di una maggiore “democrazia interna”. “Ieri a Berlusconi – spiega il presidente della Camera – ho detto che dal 27 marzo non si è deciso nulla ed il punto è proprio questo: non è possibile che non si sia deciso nulla, il partito non è un organigramma. Serve un cambio di marcia, un dibattito interno” conclude Fini.
Il meeting di Gubbio dà anche l’occasione a Fini per ribadire il suo pensiero circa due temi cruciali: l’immigrazione clandestina e il biotestamento. “L’ho detto a Silvio, glielo ridirò ma diteglielo anche voi: chiedere come faccio io di dare il voto alle amministrative agli immigrati non un e’ espediente cattocomunista. In Olanda e in Germania i figli degli immigrati votano da tempo” afferma Fini, che prosegue: “Legiferare sulla vita e sulla morte significa avere dei valori molto solidi e precisi. Dobbiamo trovare un punto di sintesi senza usare la scimitarra, per far arrivare l’Italia a punti in cui sono arrivati in Germania dove governa un partito che sta nel Ppe”. Senza voler polemizzare con il Senato, il presidente della Camera ricorda che sul testamento biologico “non ci sarà nulla di male se si metteranno a confronto alcune posizioni e magari si voterà: sarà il primo momento in cui il Pdl dimostrerà di essere un partito complesso e complicato, quale deve essere un partito del 35-40% dei consensi”. Le idee di Gianfranco Fini non esitano a venir fuori. Così anche su temi molto complessi come la lotta alla mafia. E’ molto netta, infatti, la presa di posizione su questo punto. “Il Pdl non deve dare il più lontano sospetto circa l’indisponibilità ad accertare la verità sulle stragi. Se ci sono fatti nuovi le indagini vanno riaperte, anche dopo 14 anni. Soprattutto – aggiunge il presidente della Camera – se non c’é nulla da nascondere, come sono sicuro su Forza Italia e Berlusconi”. Infine, un consiglio al premier. “Caro Silvio, attento ai plauditori – conclude Fini – e cioè a quelli che dicono che va tutto bene e poi, quando Berlusconi non sente, dicono qualcos’altro”.

Berlusconi. E sono proprio nuove indagini a vivacizzare il dibattito, seppur non quelle cui alludeva Fini. La vicenda giudiziaria che prende le mosse dall’inchiesta della Procura di Bari su un presunto giro di escort e droga messo in piedi da Giampaolo Tarantini per accaparrarsi i favori di qualche politico, caratterizza, infatti, la giornata politica odierna. La notizia trapelata ieri del possibile coinvolgimento di alcuni parlamentari porta non poco scompiglio nella sinistra italiana. Per il Popolo della Libertà, invece, non dovrebbero esserci ricadute penali, se non per qualche esponente locale. Intanto dalla procura di Bari fanno sapere che per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sarebbe da escludere qualsiasi responsabilità penale nella vicenda. “E’ assolutamente fuori da qualsiasi responsabilità penale”, dice Antonio Laudati, nuovo procuratore della Repubblica di Bari che spiega: “Da quello che viene pubblicato sui giornali è di tutta evidenza” conclude il procuratore.
Nel corso della conferenza stampa congiunta con il primo ministro spagnolo Josè Luis Zapatero, Berlusconi chiarisce la sua posizione riguardo all’inchiesta. “Tarantini era venuto ad alcune cene accompagnato da belle donne. Erano ragazze che questo signore portava come amiche sue, come sue conoscenti” afferma il Presidente del Consiglio. Rispondendo in seguito ad una domanda di un giornalista de “El Pais”, Silvio Berlusconi spiega che “non esiste alcun giro di prostituzione, è una calunnia”. “Mai – aggiunge – versato un euro per una prestazione sessuale. Mai. La gioia e la soddisfazione più bella sono la conquista. Se tu paghi una donna, che soddisfazione può esserci?” sostiene ancora il premier. “Un’unica persona risponderà ai giudici italiani. Sommando i quattro reati imputabili si arriva a 18 anni di reclusione…” conclude il primo ministro. Allo stesso giornalista della testata spagnola, Berlusconi lancia il monito che più volte ha ripetuto in questi mesi alla stampa italiana: “Bisognerebbe aprire gli occhi e guardare la realtà senza essere faziosi, altrimenti c’è un calo di credibilità e questo significa calo di lettori e di copie. Di questo passo si va a finire con il fallimento”.
Dal fronte opposto, quello maggiormente colpito dalle indagini seppur a livello locale, Massimo D’Alema rigetta ogni accusa con una lettera inviata al “Corriere della Sera”. D’Alema asserisce molto chiaramente di non conoscere “Giampaolo Tarantini. Pur essendo da oltre 20 anni parlamentare della Puglia e avendo certamente molte conoscenze comuni con l’imprenditore di Bari non ho mai avuto occasione di incontrarlo, di frequentarlo, di ricevere da lui richieste o di chiedergli qualcosa”. “Non mi occupo di appalti della sanità pugliese – aggiunge l’ex ministro degli Esteri – né di altri rami di attività in cui opera in modo industrioso il poliedrico imprenditore”, dichiara D’Alema spiegando inoltre: “Nelle elezioni politiche non esiste più il voto di preferenza ed io non ho promosso né concordato ne’ richiesto alcuna iniziativa per D’Alema che non avrebbe avuto alcun senso. Ho partecipato a centinaia di incontri, compresi pranzi e cene, per il Partito Democratico”. Alla cena di cui Tarantini ha riferito negli interrogatori “arrivai tardi, feci un breve saluto, e me ne andai. Mi rivolsi a un pubblico di professionisti e operatori della medicina, non avevo alcuna idea di chi aveva organizzato, promosso e pagato”. Insomma anche Massimo D’Alema se ne lava le mani. Eppure le ombre sulla giunta pugliese, di cui fa parte il Partito Democratico insieme a Sinistra e Libertà del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, sembrano aver creato seri guai al Partito Democratico in vista dell’imminente congresso. Secondo Dario Franceschini, attuale segretario e principale sfidante di Pierluigi Bersani per la segreteria del partito, “si è sottovalutata la questione morale”.

Csm. Nel plenum del Consiglio Superiore della Magistratura si è discusso oggi del caso del giudice Nicoletta Gandus. In programma oggi a Palazzo de’ Marescialli la discussione su sette pratiche, quattro delle quali riguardanti dichiarazioni di Silvio Berlusconi nei confronti di Nicoletta Gandus. Prima del voto, però, il vicepresidente Nicola Mancino ha dato lettura di una missiva inviata dal Capo dello Stato, e presidente del Csm, Giorgio Napolitano. Nella lettera il presidente della Repubblica invita il plenum a discutere serenamente e con equilibrio le pratiche del giorno. Napolitano non fa alcun accenno al presidente del Consiglio, ma solo alle pratiche in programma. Napolitano sottolinea l’esigenza di “fare un uso responsabile e prudente” dell’istituto delle pratiche a tutela dei magistrati che in seguito a una modifica del regolamento è stato ancorato a “stringenti e rigorosi presupposti”. Tale istituto “si giustifica – è detto nella lettera – solo quando è indispensabile per garantire la credibilità della istituzione giudiziaria nel suo complesso da attacchi così denigratori da mettere in dubbio l’imparziale esercizio della funzione giudiziaria e da far ritenere la sua soggezione a gravi condizionamenti; non anche quando mira a garantire la reputazione dei singoli la cui tutela, come per tutti i cittadini, è rimessa all’iniziativa dei magistrati interessati” conclude Napolitano. Al momento del voto il vicepresidente Nicola Mancino si è astenuto, mentre i consiglieri laici in quota Pdl si sono pronunciati contro la tutela per il giudice Gandus sostenendo che fosse stata lei per prima ad usare espressioni poco rispettose nei confronti di Berlusconi. Di parere contrario i membri togati del Csm che, nel dibattito, hanno speso parole a difesa di Gandus, sottolineando che da parte del premier sono state usate parole “inaccettabili”. Livio Pepino ha citato un articolo su “la Stampa” di Norberto Bobbio nel quale si affermava molto chiaramente che “presidente del Consiglio e ministro della Giustizia, che hanno un sostanziale potere sui magistrati” non devono assumere posizioni in dibattiti o scontri con le toghe, in quanto “qualunque cosa dicano, può sembrare intimidazione”. I membri togati Ciro Riviezzo, Dino Petralia, Mario Fresa, Livio Pepino e Fiorella Pilato hanno presentato un emendamento alla pratica Gandus nel quale viene ricordato che “le accuse di parzialità e le dichiarazioni denigratorie” nei confronti della procura di Milano sono state ripetute dal premier anche di recente, e questo “rende ancor più fondata la necessità” di tutelare il giudice Gandus. L’emendamento è stato però ritenuto inammissibile da Mancino, che lo ha reinviato in commissione, in base a quanto stabilito dalla riforma del regolamento sulle pratiche a tutela”.

Carmine Finelli


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